VIAGGIO NELLA NOTTE 
DI SAN GIOVANNI
M. Siccardi

Viaggio nella notte di San Giovanni (Alle origini dell'assistenza e delle cure infermieristiche) 
 
CISO (Centro Italiano di Storia Sanitaria e Ospitaliera, Reggio Emilia). 1978; 
Rosini FI, 1993.  

INTRODUZIONE


      È opinione oggi abbastanza diffusa che l'assistenza sanitaria, con particolare riferimento a quella infermieristica di base, come l'intendiamo attualmente, sino dagli albori dell'evoluzione umana sia stata praticata dalle donne: molto tempo prima, quindi, del sorgere di forme di assistenza ospitaliera legate alla guerra ed alla schiavitù (Valetudinaria) ed alla necessità di isolare i malati dalla restante popolazione onde evitare il contagio di malattie infettive (Egizi, Greci, Romani).

Agli albori del Cristianesimo, ad opera di persone di ambo i sessi e di ogni ceto ma con una netta predominanza della partecipazione femminile, si affermò una rete di assistenza, di soccorso e di cura: ai malati, ai feriti, agli orfani, ai viandanti ed ai poveri, stimolata dallo spirito di fratellanza e caritativo promosso dalla nuova religione, anche nei riguardi di persone straniere e di fede diversa.

Tali prassi aveva uno sviluppo territoriale (case, luoghi di custodia, ecc.) e ad essa fece seguito la costruzione di ospizi generici e, contemporaneamente, dei primi ospedali. Questi ultimi, nel Medioevo, erano gestiti da ordini monastici e nell'Europa cristiana sorgevano presso chiese e conventi, deputati prevalentemente alla custodia dei poveri ed alla salvezza delle anime dei morenti. I primi grandi ospedali sorsero nell'Impero Romano di Oriente, come a Costanti-nopoli (III sec.) ed a Cesarea (VI sec.). Tra gli ospedali dei grandi centri urbani dell'Europa occidentale, è da ricordare l'Hotel Dieu di Parigi (VII sec.), sorto per iniziativa di laici, in particolare donne, che seguivano modelli di vita agostiniani e che fornivano un'assistenza completa. Essi costituirono poi l'ordine omonimo, in un primo tempo con una buona autonomia, poi ridotta pressoché totalmente con le rigide imposizioni e restrizioni imposte da Innocenzo IV intorno al 1250. Nel secolo VIII, con funzioni educative ma anche di assistenza, sorsero in Italia le Orsoline e ordini religiosi paramilitari con funzioni assistenziali ed ospitaliere come quello di Altopascio (XI sec.), altri prettamente ospitalieri come l'ordine di S. Spirito in Roma (XII sec.) e si costituirono associazioni, come ad esempio, quella delle Oblate di S. Maria Nuova in Firenze (XIII sec.) grazie alla partecipazione ed all'iniziativa femminile.

In Italia, nello stesso periodo, è da porre in rilievo lo spirito assistenziale/fraterno del cristianesimo delle origini ripreso con ardore da S. Francesco di Assisi, seguito da S. Chiara ed ispirato da un profondo misticismo: lo stesso che nel XIV sec. spingerà S. Caterina da Siena ad una attenzione/cura/assistenza dei malati, dei feriti, dei poveri: spirituale e fisica insieme.

Per contro, con il Concilio lateranense del 1215 vi è una pesante ingerenza della Chiesa in quello che oggi definiremmo codice deontologico sanitario ed una contrapposizione al fondamento cristiano dell'amore universale, là dove si dichiara che i medici debbono occuparsi in primo luogo della salute spirituale dei malati e limitare le prestazioni terapeutiche a chi rifiuta i sacramenti. Tale prescrizione estesa a qualsiasi persona presti assistenza, troverà nei secoli successivi, da parte degli uomini della Chiesa, un tenace sostegno che porterà anche al rifiuto totale della cura e dell'assistenza nei riguardi di coloro che si opporranno alle imposizioni rituali e teologiche della Chiesa cattolica.

In oriente e nel mondo arabo in particolare (ivi compresa parte della Spagna), dove la cultura medica ippocratica e galenica venne fatta propria (e reintrodotta nel mondo occidentale dopo la caduta dell'Impero romano), gli ospedali erano situati presso le moschee. Nell'alto Medioevo, salvo eccezioni come, ad esempio, quella della Scuola Medica Salernitana (1), in campo medico Arabi ed Ebrei, in possesso di maggiori conoscenze, consentivano altresì cure migliori. Tra gli altri, si ricorda l'ospedale di Bagdad, che nel IX sec. veniva considerato il massimo ospedale della regione, dotato di farmacopea e di un proprio organico medico e di assistenza. Furono noti anche quelli di Damasco e del Cairo (XIII sec.), dotati di ampi spazi, luoghi di soggiorno, corsie suddivise a seconda delle malattie e con servizio di assistenza domiciliare.

Con le crociate cristiane dei sec. XI e XII, che avevano l'obiettivo della conquista di Gerusalemme e lo sterminio dei musulmani, si potenziò un'assistenza infermieristica organizzata in corpi militari: sorsero gli ordini dei Cavalieri di Gerusalemme (poi di Rodi e di Malta), dei Cavalieri Teutonici, di S. Lazzaro ed altri ancora.

In Europa, con il progressivo sviluppo delle autonomie comunali, il crescente ingresso del governo « laico » nella gestione ospedaliera e l'affido della stessa ad autorità che oggi definiremo di polizia (mentre l'assistenza era comunque affidata a religiosi), la funzione caritativa degli ospedali venne sempre meno a favore dell'aumento progressivo di quelle di custodia, di schedature e detentiva: con l'obiettivo primario di evitare la diffusione, prima ancora di malattie, di opinioni dal possibile effetto destabilizzante (2). Tuttavia, tra il XV ed il XVI sec., durante l'edificazione di grandi ospedali, emerse l'opera caritativa e l'attività infermieristica ospedaliera di alcune sante, tra le quali occupa un posto di sommo rilievo S. Caterina Fieschi in Genova.

Se nel primo decennio del Cinquecento Martin Lutero potè lodare l'organizzazione e l'efficienza degli ospedali italiani, con particolare riferimento alle cure mediche, assistenziali ed igieniche (ad esempio citò l'ospedale S. Maria Nuova in Firenze), il progressivo degrado che seguì nei decenni e nei secoli successivi riguardò sia l'ambito dei paesi cattolici che quello protestante (Germania: luterani, Inghilterra: anglicani).

L'intuizione « moderna » di Lutero di sostituire all'intervento caritativo-benefico cristiano-individuale quello laico-sociale, non trovò, soprattutto nei grandi centri ed in particolare nell'impiego del personale laico femminile in vece di quello religioso, un'adeguata motivazione ne, tanto meno, competenza ed esperienza: poiché la spinta al lavoro in ospedale era, nella quasi totalità, legata al bisogno della popolazione urbana della ricerca di un posto di lavoro, ovvero soltanto una fonte di sopravvivenza.

Ma il progressivo decadimento curativo-assistenziale, al pari di quello sociale, per i motivi che verranno analizzati nel corso del presente lavoro, si estese sia nel mondo cattolico che in quello protestante: negli ospedali peggiorarono le condizioni igieniche ed ambientali, si diffuse la promiscuità di persone diverse (ed affette da malattie differenti) nello stesso letto, la persona ricoverata perse ogni dignità umana mentre all'esterno si accentuava la paura per la diversità, in qualunque modo essa si fosse presentata.

Nel corso del XVI e del XVII sec., mentre la condizione delle persone ricoverate negli ospedali subiva un maggiore e progressivo degrado, S. Giovanni di Dio (Giovanni Ciudad, 1495-1550), S. Camillo De' Lellis (1550-1615), S. Francesco di Sales (1567-1622) e S. Vincenzo De' Paoli (1581-1660), fondarono ordini religiosi e confraternite, maschili e femminili, deputate a prestare la loro opera assistenziale nei luoghi di vita e di ricovero che operarono con forte motivazione ed efficacia (3).

Nello stesso periodo in cui sorgevano e contemporaneamente all'evolversi di tali istituzioni però, nella maggior parte dei casi la popolazione civile e soprattutto quella più emarginata per territorialità, oltre che per condizione sociale, restava esclusa dal contatto con la medicina accademica, pur considerando lo scarso sviluppo della stessa, ne veniva raggiunta dalle organizzazioni religiose che operavano al di fuori di quella ufficiale.

A tale riguardo si suppone che ancora le donne (e comunque in prevalenza tali), continuassero ad esercitare in ambito domestico e di piccole comunità, funzioni assistenziali e curative altrimenti impossibili e che alcune di esse acquisissero in tale campo particolari conoscenze ed esperienza. Tale ipotesi è sostenuta da ricercatori afferenti a discipline diverse.  

 

Obiettivi

Quale obiettivo generale, questo lavoro si propone quindi di ve-rificare l'attendibilità o meno di tale ipotesi e di stimolare da un lato l'interesse delle infermiere verso la cultura storica in senso lato, di sollecitarne la partecipazione alla ricostruzione della loro storia, prendendo appunto in esame i rispettivi luoghi di origine e/o di vita; dall'altro, di invitare ricercatori di aree diverse, con la specificità dei loro studi, ad un lavoro interdisciplinare in cui, con maggiore competenza e migliore completezza di quella espressa nella presente ricerca, si possa ricostruire la storia dell'assistenza infermieristica e restituirle la dignità dell'origine perduta.  

 

Obiettivi specifici del lavoro:

- ricercare le fonti che hanno permesso di formulare l'ipotesi citata in premessa;

- individuare se gli obiettivi, i principi, i mezzi ed i metodi della medicina indigena popolare di epoche anteriori a quella contemporanea, ovvero la prassi esercitata prevalentemente dalle donne delle classi subalterne e contadine, in particolare nei confronti di ciò che ha attinenza con la salute (4) (tenendo ovviamente conto dei differenti contesti culturali e storici), possano essere assimilati a quelli dell'odierna assistenza infermieristica di base;

- verificare se è esistito un reale collegamento tra la medicina tradizionale ed il complesso fenomeno della stregoneria;

- verificare se quest'ultimo, noto come tipico delle regioni interne e montuose (nordiche, dell'Europa continentale e dell'arco alpino interno) ha interessato anche il territorio ligure, ovvero le aree costiero-mediterranee;

- identificare le cause che al passaggio dal Medio Evo a quello Moderno hanno portato all'esclusione totale delle donne, laiche in particolare, dalla pratica della medicina ufficiale ed alla persecuzione sistematica delle persone definite streghe;

- ricercare l'origine della svalutazione dell'assistenza e delle cure prestate dalle donne laiche, volte a ricercare ed a trovare soluzione ai problemi semplici e complessi che si frapponevano al soddisfacimento dei bisogni umani fondamentali e superiori (5);

- valutare se sussiste una continuità storica con la persistenza dell'odierna condizione di subalternità della professione infermieristica ad altre sanitarie ed a quella medica in particolare.  

 

Campo di indagine:

In prevalenza il territorio ligure ed in particolare quello savo-nese e del ponente, ma con precisi riferimenti al contesto storico-politico generale ed a quello antropologico-culturale da cui nascono i comportamenti del quotidiano.

Infatti, molti eventi territoriali e locali come quelli presi in esame, di indubbia rilevanza politica, non possono essere interpretati correttamente esaminandoli come fatti a sé stanti, avulsi dagli avvenimenti di portata più vasta ed in particolare da quelli che caratterizzano la nascita dello stato moderno.

Così come il persistere di usi, di costumi e di pratiche che oggi possono apparire assurde, può leggersi con obiettività soltanto risalendo alle loro origini ed esaminando le condizioni oggettive che ne hanno permesso - o imposto - la prosecuzione nei tempi storici considerati.

La presente ricerca deve quindi essere intesa come esercizio di paziente individuazione di frammenti, di tasselli, di ricostruzione, di interpretazione dei fatti e dei documenti e di costante riferimento alle condizioni oggettive dei periodi studiati.

Si è cercato di inserire ogni fatto nell'ambiente naturale e sociale in cui si è sviluppato nel suo tempo storico, considerando inoltre se la documentazione ufficiale sull'epoca presa in esame risulti di parte o se rispettosa di una pluralità di testimonianze.

Il riferimento bibliografico a ricerche di interesse storico-generale, antropologico, geografico, archeologico, linguistico, ecc. è parso indispensabile alla migliore comprensione ed interpretazione dell'oggetto della presente ricerca.  

 

Metodologia

         - Ricerca ed analisi di fonti a stampa relative a contributi    plu- ridisciplinari;

- ricerca di fonti di Archivio;

- visite a musei civici, a musei e sezioni preistoriche, storico- etnografiche e archeologiche, a musei di Storia della Medicina in Italia e in altri Paesi europei ed extraeuropei;                    

- visite a musei della civiltà contadina in Italia;

- disamina di raccolte di ex-voto presso Chiese e Santuari con particolare attenzione all'area ligure;

- sopralluogo presso alcune località prese in esame;

- incontri con singole persone e piccole comunità contadine contemporanee; 

         - colloqui con persone anziane che hanno vissuto in realtà marginali; 

         - colloqui con anziani marittimi già dediti alla navigazione transoceanica (o in servizio attivo) su navi della Marina Mercantile.

// testo originale dei documenti citati non è stato normalizzato rispetto all'ortografìa.  

 

(1) Della quale facevano parte donne, talune rese celebri dalle loro opere come la medichessa Trotula (trattato di Ginecologia)

(2) F. terranova, II potere assistenziale. Editori Riuniti, Roma, 1975, pp. 25-44; L. focault, Storia della follia, Rizzoli, Milano, 1963, pag. 26 sgg; R. jurlaro, Gli ordini ospedalieri e la funzione sociale religiosa dei loro ospizi sui porti del basso Adriatico al tempo delle crociate, in « Atti I Congresso europeo di Storia ospedaliera », C.I.S.O., Reggio Emilia, 1969, p. 649.

(3) A. pazzini, L'ospedale nei secoli. Orizzonte medico, Roma, 1958, pp. 152-156. S. Camillo: Congregazione Ministri degli infermi; S. Giovanni di Dio: Ordine dei Fratelli dell'Ospitalità di S. Giovanni di Dio (Fatebenefratelli); S. Vincenzo de' Paoli: Figlie della Carità (oltre ad un'attività infermieristica ospedaliera, lavorando in collaborazione con i medici, esercitarono altresì ed in particolare una diffusa assistenza domiciliare); S. Francesco di Sales: Ordine della Visitazione di Maria.

(4) In questo lavoro, con il termine salute, si fa riferimento alla definizione del-FO.M.S. (dal preambolo del documento costitutivo) « La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto nell'assenza di malattie o infermità » (1948), ed a quella di A. Seppilli « La salute è una condizione di armonico equilibrio funzionale, fisico e psichico, dell'individuo dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale » (1966).

(5) Per la definizione di « bisogni umani », ci si riferisce alla scala gerarchica di A.H. Maslow sec. R.A. Kalish (1966).

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Musica: Some one saved my life tonight, by Elton J.

Pagina pubblicata il 1/12/00
Pagina aggiornata il 01/01/01