SIAMO TUTTI OMOSESSUALI

Nel prossimo mese di Luglio la città di Roma ospiterà la manifestazione di lesbiche e gay dopo un mare di polemiche, azioni di protesta, interrogazioni parlamentari, dichiarazioni di rammarico ad opera di personaggi in vista del mondo cattolico e laico. Il presidente del consiglio Amato ha "purtroppo" dovuto dichiarare, più o meno, che in uno stato laico come il nostro, la Costituzione è un testo più importante e sacro della Bibbia e che quindi il diritto a manifestare non può essere messo in discussione.
Le gerarchie cattoliche, e non solo, hanno incassato il colpo e si son dette offese giudicando la kermesse inopportuna nel tempo e nel luogo.
La pubblica opinione si è divisa come in ogni cosa: ho sentito chi chiedeva di spostare la manifestazione altrove, chi si vergognava d'essere italiano, chi rivendicava il diritto degli omosessuali a sfilare per le vie della città che si scelgono.
Tutto nella norma, il solito tormentone estivo che indigna, fa gridare allo scandalo, fa dire "ma a che punto stiamo arrivando...", fa vomitare giudizi, anatemi, condanne; c'è chi pensa di essere sull'orlo della fine del mondo, chi invece si rammarica perché questo mondo è sempre uguale, non cambia e non finisce mai.
Ma allora perché ne scrivo?
Cosa c'è di nuovo in questa storia fatta di soliti bacchettoni, preti sessuofobia, povera gente "perbene" ?
Forse sarebbe più sensato per tutti registrare le profonde differenze tra le schiere avverse e scegliere il silenzio e la riflessione come metodo nuovo ed alternativo alla chiacchiera, allo scontro acceso, alla
volgarità dilagante.
Sì il silenzio. La riflessione. Forse.
E se invece provassimo a non abbassare la guardia? Voglio dire, se ad esempio noi, lavoratori della sanità, categoria professionale riformata di recente, noi, proprio noi che tanto abbiamo lottato per vederci riconosciuti ruoli più ampi in materia di educazione sanitaria, prevenzione, attività nel territorio, noi che abbiamo chiesto alla società di riconoscerci come professionisti, insomma, se noi decidessimo di rivestire un ruolo di "verità" in questo mare di false informazioni,
di paure immotivate, di campagne del terrore?
Qualcuno usò tempo fa l'espressione "scendere in campo"; perché non farlo, noi, ora, immediatamente e con forza come non facemmo quando il nostro paese partecipò alla guerra infame proprio di fronte casa e come invece avremmo dovuto fare in qualità di uomini e di donne che per professione sono obbligatoriamente contro la guerra perché produce morte in luogo di salute, perché pregiudica il futuro delle sue vittime, dei territori ove si celebra anziché risolvere i problemi.

Sento risuonare ossessivamente nel turbinio di stupidaggini, parole come natura e contro natura, peccato mortale ed ancora, inopportuno, vergognoso, comune senso del pudore. Sento poi rivendicare con tracotanza, diritti di proprietà su Roma e sul suo Colosseo da parte di uomini vestiti con abiti lunghi e neri, fieramente cittadini extracomunitari.
Sul concetto di natura: il termine omosessualità è per fortuna scomparso dai dizionari medici e la comunità psichiatrica non la considera più tra i capitoli delle devianze sessuali. La natura non è un complesso di precetti universali ed in essa la giusta sessualità non è un orifizio piuttosto che altro; così il terreno di normalità sessuale si allarga anche a coloro considerati sino a qualche tempo fa deviati e per questo messi in prigione, torturati, perseguitati, costretti ai margini, rinchiusi in manicomio.
Natura e naturale è un atto sessuale ove le persone che vi partecipano lo fanno per libera scelta agendo così liberamente la propria natura o, potrei dire giocando con le parole, naturalmente la loro libertà.
E' naturale anche che gli uomini e le donne libere non vengano considerati veicoli di terrificanti malattie perché si compia un disegno organizzato intorno al paradigma sessualità contro natura-peccato mortale- punizione divina.
Le pericolose malattie a cui si fa riferimento sono in rapida diffusione tra chi va a letto "secondo natura" e, viceversa, sono in decremento tra chi a letto ci va "contro natura" ma con consapevolezza e rispetto per il compagno o la compagna.
Voglio dire che omosessualità e malattie a trasmissione sessuale non sono legate da un rapporto causa-effetto; dico piuttosto che questo rapporto esiste e prospera ove l'ignoranza si annida tra le lenzuola, ove si predica l'astensione parlando di prevenzione, ove l'uso del profilattico è considerato atto immorale.
Eppure qualcosa di tenebroso, nero ed informe, quello che taluni proiettano sui gay e sulle lesbiche sino a delinearne un aura che ne contiene i corpi, crea paura e curiosità al tempo stesso.
Paura, io credo, perché quell'aura è così nera ma anche così familiare come lo sono quelle che la società disegna intorno ai malati mentali, ai tossicodipendenti.

Curiosità, perché quanto ci appartiene e non ci è dato di conoscere, ci affascina, ci stimola.
Insomma è "l'insolito" che danneggia il senso comune del pudore, della moralità, della religione. Ed "insolito" è tutto quanto si riesce con forza e sofferenza a rimuovere, a vestire di abiti falsi, a reprimere ma che comunque ci appartiene come ci appartengono tutte le cose belle e brutte di questo mondo.
Tutte dico! Madre Teresa di Calcutta ed Adolf Hitler, Muccioli ed il mostro di Firenze, Bertinotti e Rutelli, Rocco Siffredi e Moana Pozzi.
Non possiamo scegliere quello che più ci aggrada e considerare il resto estraneo alla nostra patente di Uomini; possiamo invece imparare a conoscerci ascoltando chi ci sembra da noi così lontano, possiamo cambiare finalmente i nostri modi di ragionare, di giudicare, possiamo dichiararci senza nessun timore omosessuali.
Possiamo farlo tutti ed essere a Roma per il "Gay pride" senza il timore di perdere la faccia!

LORENZO MARVELLI

nota: Immagine tratta da alias, anno 3, n°23
Fotoritocco: Luca Littarru