NOTTE DI FANGO.
di Lorenzo
Marvelli
E’ notte.
E’ notte per la gente che dorme nelle proprie case, è
notte per chi la casa non ce l’ha e riposa su giacigli di fortuna, è notte per i
bambini che sognano mondi fantastici popolati di fate e di streghe, è notte per
quelli che hanno smesso di sognare, è notte per strada, dietro gli angoli delle
vie, sulla spiaggia, è notte grazie alle stelle, alla luna, al sole che non c’è
più, è notte perché qualcuno lo ha deciso, è notte perché il genere umano
cancelli le fatiche accumulate, è notte perché i cani randagi siano liberi di
rovistare tra gli avanzi accumulati nei cassonetti dell’immondizia, è notte per
le puttane che non riposano affatto e come loro i pescatori che vedi uscire dal
porto, gli spazzini a bordo di mostri a motore, i cugini dei poliziotti in giro
su Panda bianche e blu, è notte...
E’ notte anche per me, lontano da casa,
dagli amici, dai miei libri, dalle mie cose che poi, a pensarci bene, non sono
tante.
E’ notte per la bella P., diva e collega dai capelli rossi, è notte
per il dottor P. che ha appena finito di consumare la sua cena solitaria con lo
sguardo fisso al companatico del suo panino, è notte per il "driver" P., assorto
nella risoluzione del suo cruciverba.
Cazzo, sono al lavoro con tre P.: se
non l’avessi scritto avrei perso la sorpresa di questa strana
allitterazione!
E’ che io non credo al caso, credo invece ad una logica delle
cose che spesso è incomprensibile ma che...
E’ notte e il rischio di scrivere
di filosofia, religione, senso della vita è assai concreto.
La notte e la
paura di morire!
Tutti intenti nei loro affari in questo piccolo mondo che
attende richieste d’aiuto al telefono, tutti zitti e soli con i propri pensieri:
io, le tre P., le sofisticate attrezzature del sistema d’emergenza, le ambulanze
con le sirene che aspettano di gridare, i monitor che offrono numeri,
nominativi, colori.
L’altoparlante con voce metallica: "Equipaggio in uscita
in codice giallo!"
Seguono spiegazioni circa indirizzo, numero civico e cenni
sulla dinamica dell’accaduto.
Sembra un intervento come tutti gli altri.
A
quest’ora di notte poi...
La P che guida l’ambulanza ha da ridire sulla
polizia: "Chiamano sempre per le cazzate. Incidenti inutili con passeggeri
illesi... ed invece esagerano sempre!"
" No, non si tratta di un incidente,
c’è un ragazzo che ha dato di matto e secondo loro ha bisogno di uno
psichiatra", rispondo sbadigliando.
Succede spesso di notte.
La notte non
è solo la casa del sonno, la notte è anche motore di istinti, appetiti, follie,
metamorfosi.
C’è chi aspetta la notte per vivere vite estreme, dissociate,
sparate, c’è chi di notte si sveglia in un altra persona, c’è chi s’infiamma
come un gigantesco falò, chi percorre strade artificiali con l’ausilio della
chimica delle sostanze, chi stringe al petto un fiasco di rosso credendosi al
sicuro ed al riparo dall’azione di ombre spettrali che muovono alla radice dei
ricordi.
C’è chi di notte viola altrui proprietà perché sicuro di non essere
visto, c’è chi vomita all’angolo una giornata di solitudine, c’è chi seduto alla
fermata dell’autobus aspetta la prossima corsa.
Domattina alle
sette.
Nessun problema, lui ha tempo!
Di notte non c’è fretta.
Vola
l’ambulanza nella notte, non si vergogna del frastuono che fa, non rispetta la
notte degli altri...
I lampeggianti delle macchine della polizia ci dicono
che siamo arrivati.
Davanti ai miei occhi una scena da non dimenticare: il
ragazzo, poco più di vent’anni, è ammanettato con i polsi dietro la schiena e
fissati alle sbarre della saracinesca di un negozio.
Ha lo sguardo fisso nel
vuoto, sangue e saliva dalla bocca, viso paonazzo.
E’ in ginocchio ed è
strano che le spalle non perdano le rispettive braccia data l’impressionante
trazione cui sono sottoposte.
I poliziotti a turno gli sono sopra ed azionano
un’impressionante sequenza di colpi in faccia, allo stomaco, sulle
braccia.
Finalmente trovo il coraggio ed offro la disponibilità a caricare il
ragazzo in ambulanza così qualcuno prova ad aprire le manette ma le chiavi hanno
deciso di complicare tutto e si inceppano nella serratura.
Di nuovo la calma
in frantumi ed ancora colpi, urla, minacce.
Lo spettacolo sembra lontano
dall’ultimo atto: il giovane eroe disarmato è in mezzo alla mischia, il nemico
affonda la lancia nella carne sudata, lamenti, urla , rumori di spade e
battaglia, odore di sangue mentre il coro delle afflitte donne tebane canta la
miseria delle vicende umane, sospendendo nell’aria un lamento
continuo.
L’eroe patisce il potere dei crudeli aguzzini ed anche gli dei
sembrano essere sordi alle grida d’aiuto e disperazione: la clemenza, la
giustizia, la pietà non abitano i cuori dei soldati assetati di sangue eppure
scorgo in quello sguardo di giovane impavido la ferrea volontà di resistere, il
sacrificio supremo della rivolta, la lotta contro il gigante protervo ed ancora
vedo muscoli e tendini tesi a parare, schivare, difendere ed odo suoni di gola,
aria soffiata in versi d’una poesia semanticamente indecifrabile alla quale fa
eco, per le bocche dei gendarmi, un cacofonico coro di minacciose
parole.
L’eroe celebra il suo atto, consuma il suo sacrificio noncurante
della violenza, del potere arrogato ed arrogante che presume, distribuendo vita
o morte, di cancellare dal vocabolario degli uomini, parole quali libertà,
dignità, dissenso.
E’ notte.
E’ notte per gli eroi morti e per quelli che
moriranno, è notte per i loro aguzzini che non dormono sonni tranquilli e per i
loro padroni che credono di fare la storia.
E’ notte per tutti, questi e
quelli, così diversi nel destino ma così simili sotto il buio di questo cielo di
notte.
Non riferirò sull’epilogo di questa crudele tragedia, i fatti a questo
punto contano poco e niente.
Per quello che mi riguarda, seduto al tribunale
della coscienza, rispondo al giudice che discute la mia presunta
innocenza.
La giuria, passata questa notte, emetterà il verdetto e presto
saprete se il mio mancato intervento a difesa del giovane eroe, mi costerà il
salire al patibolo dell’eterno rimorso.
Pagina pubblicata il 4/4/01