La Lunga Estate Calda...


Claudio Lolli ieri sera, prima del suo concerto per il Guatemala, ci guardava negli occhi con una luce nuova, una luce presa da un'altra più antica, si potrebbe dire genetica. Ci guardava e ci diceva sottovoce, quasi non si volesse far sentire "Ci siamo, ci siamo..." riferendosi alla situazione sociale mondiale, italiana in particolare. Claudio, da anni fraterno con noi eretici e con il "Progetto Guatemala" non era mai stato, agli occhi nostri, così ottimista. Troppo ottimista, forse...
Noi, in realtà, non lo sappiamo se "ci siamo", se siamo cioè arrivati ad un punto di rottura per una condizione sociale che sta diventando, da un punto di vista mondiale, insostenibile. Non lo sappiamo, ma come sempre ci limitiamo ad osservare i fatti e a tracciare dei percorsi possibili.

Non possiamo che partire dall'estate che s'avvia a terminare. Un'estate caldissima, e non solo per le temperature che il mercurio è stato costretto a segnare nelle colonnine dei termometri. Un'estate calda come il sangue che è sgorgato a fiotti da Genova, calda come l'odore delle bombe scoppiate, calda come la rabbia degli Infermieri per i quali non sembra esserci mai spazio per le loro idee, i loro sogni, le loro rivendicazioni salariali, i loro bisogni. Promesse al vento che si ritorcono contro le nostre facce perplesse.

Come porsi di fronte al futuro immediato, come affrontare quest'autunno che rischia di essere più caldo dell'estate?

Due le riflessioni che vorremmo proporvi.

La prima riguarda il nostro modo di stare nella macchina sanitaria italiana. E' del tutto evidente come ormai la politica non solo sanitaria, intesa nel senso più istituzionale (e istituzionalizzato) del termine sia ormai un totale fallimento. Per ciò che ci riguarda, come infermieri, dobbiamo prendere atto del totale disinteresse delle istituzioni rispetto alle quali nessuna organizzazione, sindacale o professionale che sia, riesce a dare una risposta. C'è bisogno di una nuova strada, di un nuovo salto in alto e in avanti che coincida con la rottura dei vecchi schemi e ne proponga di nuovi. C'è bisogno di sindacalismo di base, di associazionismo dal basso. Qualcosa già esiste, ma non basta.
La nostra critica alle istituzioni deve essere totale e senza appello. Il loro fallimento è ormai innegabile.

La seconda riflessione riguarda invece il modo di divenire della professione infermieristica.
L'afflato ai valori mondiali della solidarietà, dell'uguaglianza, della giustizia, della libertà deve essere il nostro motore di spinta. Concretamente deve coincidere con il rifiuto della politica ed il sostegno all'
utopia, al sogno che concretamente si realizza nel nostro agire quotidiano. L'assassinio di massa decretato a Genova  dagli otto "grandi" con la decisione di stanziare 800£ (!) per ciascun ammalato di AIDS in un anno non può non essere denunciato. La violenza di cui questo paese si è macchiato nemmeno. Gli estremismi bombaroli neanche. Nel sociale e nel sanitario gli infermieri hanno una grande chance, quella di essere pionieri di una nuova cultura possibile. Ce n'è davvero un gran bisogno.

L'ordine del potere intende premiare chi giura ad esso eterna fedeltà, ma noi eretici vogliamo partecipare ad un'altra festa.
Una festa dove la critica all'esistente, la prefigurazione del possibile, il tendere inesorabilmente alla socialità socializzante e contaminante possa essere la strada verso il Nuovo Pionierismo Utopico. Qui ed ora.

Infermieri Eretici

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Pagina pubblicata il 01/09/01