Fresche Sorgenti addio
a cura dell'Associazione di volontariato Idra
Laudato si', mi' Signore, per
sor'acqua, la quale è molto utile et
humile et pretiosa et casta. Francesco
d'Assisi, Il Cantico di Frate Sole |
Primi mesi del '98. A
Firenzuola, alto Appennino, lungo il torrente Rovigo, i primi segni
dell'emergenza idrogeologica causata dai cantieri dell'Alta Velocità
ferroviaria: scompaiono alcune piccole sorgenti, la falda si abbassa di 50
metri. Se ne accorge la Regione Toscana, attraverso l'Agenzia per la protezione
ambientale. Ma, al di là degli dagli addetti ai lavori, nessuno ne parla. La
memoria di questo primo attacco all'ambiente resta affidata alle carte.
Passano pochi mesi, è
l'estate del '98. Scatta il primo grave allarme idrogeologico sull'Appennino.
Siamo a Castelvecchio, nella Romagna toscana. Le carte dicono: moria di trote e
crostacei; una sorgente privata - che alimentava gli abbeveraggi del bestiame al
pascolo - prosciugata; totalmente prosciugata anche la sorgente che alimenta
l'acquedotto comunale di Visignano e quello privato di Castelvecchio. Arrivano
le autobotti. Poche righe sulle cronache di provincia, lontano dall'attenzione
dei più. La montagna non fa notizia.
9 giugno '99: accade l'irreparabile. Mentre si
scava una "finestra" per arrivare al punto da cui iniziare a forare la
montagna a destra e a sinistra, per costruire il tunnel ferroviario,
l'acqua comincia a erompere al ritmo di 250-300 metri cubi l'ora (oltre 6
milioni e mezzo di litri al giorno!). E soprattutto, non si ferma. Si
continua per mesi a pomparla fuori dal cantiere, sporca, e a gettarla nel
torrente Veccione, rivo incontaminato, classificato a salmonidi, nel pieno
del Sito di Importanza Comunitaria denominato "Conca di Firenzuola". Si
spera di venirne a capo, di quella maledetta acqua, per poter continuare a
scavare la Grande Opera benedetta dalla FIAT, dai sindacati e dalle
istituzioni. E invece no. Quell'acqua non vuol saperne di smettere. E
allora, dopo avere rovinato il Veccione e la sua valle, si decide di
abbandonare il cantiere. Rimarrà per anni una finestra allagata e
abbandonata, in cui le telecamere di Striscia la notizia documenteranno
il degrado e i rischi conseguenti all'incuria di chi avrebbe dovuto
occuparsene. |
Là dove passa il tunnel
della TAV, novello Attila, non regge più un filo d'acqua. L'ultimo grosso caso,
una storia infinita impregnata di false attenzioni e di improbabili sorprese: il
cantiere di Marzano. Qui scompaiono a marzo del 2000 - dopo abbondante preavviso
- le sorgenti di Case d'Erci, di Frassineta e della Rocca. Alimentavano gli
acquedotti di Luco di Mugello, di Grezzano e di Scarperia. Intere comunità
restano senz'acqua. D'ora in avanti, i cittadini non berranno più acqua di
sorgente in caduta, ma acqua di autobotti, prima, e acqua di pianura, poi,
ripompata (a gasolio) e onerosa. Il cantiere di Marzano rimane chiuso per
qualche mese, poi i lavori ricominciano. Con le massime garanzie, s'intende…. E
a giugno 2001, un nuovo ampio buco nella falda, e una quantità imprecisata (il
contatore è fuori uso!) di decine di litri d'acqua al secondo che se ne vanno.
Questa volta finalmente le telecamere del TG 3 arrivano in tempo a documentare
l'evento. Arriva anche la magistratura, che mette i sigilli al cantiere. Mentre
scriviamo (settembre 2001), nessuna autorità se l'è sentita ancora di farlo
riaprire. Ma intanto l'emergenza idrogeologica si allarga: secca anche il
torrente Farfereta, che è a 3 km e mezzo dalla galleria!
Allora noi diciamo che
dovrebbe bastare, no? Ma il buon senso è fumo negli occhi. Come minimo ci
sarebbe da rifare la Valutazione dell'Impatto Ambientale (e anche Economico, e
Sociale). Ma nessuno vuol prendere questa decisione. Allora proviamo con
l'Europa! Una petizione al Parlamento comunitario per salvare le sorgenti
millenarie della Badia medievale di Moscheta, che un documento ufficiale datato
agosto 2000 condanna al prosciugamento per l'agosto 2001. Siamo ancora in tempo:
gli 'imprevisti idrogeologici' di Marzano hanno rallentato la progressione del
tunnel. Moscheta non è solo una sorgente storica dentro al primo insediamento in
quel territorio dei monaci vallombrosani, che lo fondarono nel lontano 1034. E'
anche meta di frequentati itinerari di trekking storico-naturalistici, sede di
attività di agriturismo, oggetto di investimenti pubblici della Comunità Europea
per la valorizzazione delle risorse naturali e culturali presenti.
Chi ha designato la Conca di
Firenzuola al ruolo di Sito di Importanza Comunitari ai sensi della Direttiva
europea 92/43/CEE "Habitat", per il suo particolare pregio ambientale, ha così
descritto Moscheta e dintorni: "Una delle
aree più importanti a livello regionale per la conservazione di numerose specie
ornitiche minacciate legate agli ambienti agricoli tradizionali (Ortolano,
Calandro, Quaglia). Utilizzata come area di caccia da numerose specie di rapaci,
alcune delle quali nidificanti in siti adiacenti. Presenza di corsi d'acqua
scarsamente disturbati, con formazioni ripariali basso-arbustive a dominanza di
Hippophaerhamnoides ssp. fluviatilis, che ospitano specie ittiche autoctone
legate ad ambienti di qualità. Da segnalare tra i Mammiferi la presenza di Canis
lupus e tra gli invertebrati il Lepidottero Callimorpha
quadripunctaria")".
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foto: http://digilander.iol.it/arcipelagofotografia/gallerie/Bombay/pagine/47_lavaggio_acqua_pd.htm
per gentile concessione della Rivista "Obiettivo professione infermieristica"
Pagina pubblicata il
01/04/02