FORUM SOCIAL MUNDIAL

PORTO ALEGRE 31/01 – 05/02/2002

 di Sandra Biondo

 

È impossibile riassumere in poche righe l’impatto di un’esperienza come quella di Porto Alegre e soprattutto la varietà dei suoi contenuti, ma tento lo stesso di trasmettervi alcune impressioni. Un panorama più ampio lo potrete trovare nel prossimo numero di “VIS Notizie”, la rivista dell’organizzazione per cui lavoro e di cui sono stata delegata ufficiale al Forum.
In primo luogo, alcune sensazioni che fanno parte del bagaglio di quella che voglio chiamare “esperienza emozionale”: perché sì, è stata un’emozione molto grande far parte de 51mila di Porto Alegre 2002, poter dire "io c’ero”, portare nella memoria immagini, suoni, colori e odori.
Eravamo 51.300, di cui quasi la metà donne, più di 16mila i delegati ufficiali in nome di quasi 5000 organizzazioni provenienti da 131 paesi del mondo e circa 35mila gli “uditori” regolarmente iscritti. La presenza italiana è stata molto numerosa (979 delegati per 406 organizzazioni), seconda solamente a quella brasiliana che però “giocava in casa”. C’erano più di 3000 giornalisti provenienti da 48 paesi, e 11.600 ragazzi e ragazze ospitati nel campeggio della gioventù intitolato a Carlo Giuliani.



Porto Alegre: al campeggio
Il clima era di celebrazione festosa: si percepiva come un filo sottile che legava tutti i partecipanti,  pur nell’assoluta eterogeneità del gruppo. Mi veniva da pensare a grandi incontri religiosi, alle visite del Papa o del Dalai Lama, ai pellegrini della Mecca, solo che a Porto Alegre la fede che ci univa non era legata al soprannaturale bensì alla fiducia incrollabile nella capacità squisitamente umana di trasformare le situazioni tramite l’impegno personale e collettivo: “un altro mondo é possibile” é lo slogan internazionale del movimento, e una specie di inno in lingua portoghese ripeteva questo ritornello fino a farlo diventare quasi un tormentone... “um outro mundo é possível, se a gente quiser” (un altro mondo é possibile, se noi lo vogliamo).
L’inizio del Forum é stato realizzato nel centro della città, con una manifestazione pacifica che ha portato 40mila persone dalla Piazza del Mercato fino al grande teatro all’aperto sulla sponda del lago, dove è stato realizzato il grande evento di apertura, con discorsi ufficiali, show multietnici e multireligiosi

Significativo il collegamento in teleconferenza con una radio di New York, dove alcuni rappresentanti di movimenti popolari e sindacati statunitensi hanno espresso la loro solidarietà con il Forum Sociale e la loro protesta contro il Forum Economico Mondiale in svolgimento nella loro città.
Le attività vere e proprie del Forum hanno avuto il loro avvio venerdì 1 febbraio, e sono durate fino a lunedì 4, mentre martedì 5 è stato dedicato alla grande assemblea di chiusura; la maggior parte delle attività si svolgeva nel campus della Pontificia Università Cattolica (PUC), ma alcuni eventi sono stati realizzati anche in altri ambienti come i saloni delle conferenze di alcuni hotel, l’auditorio dell’Università Federale, teatri e scuole.
La giornata era organizzata così: al mattino (dalle 8 alle 12), venivano realizzati seminari su grandi temi (ad esempio la conferenza mondiale sull’educazione, o l’incontro sul problema delle risorse idriche, ecc.), la cui partecipazione era aperta a grandi numeri di persone. Al pomeriggio (dalle 14 alle 17), erano realizzati i gruppi di lavoro sui temi più disparati, la cui partecipazione era limitata a piccoli numeri (fra le 15 e le 50 persone, salvo alcune eccezioni) proprio per permettere a tutti uno spazio di partecipazione più attiva e non solo l’ascolto dei conferenzisti. La sera (dalle 18 alle 20) era il momento delle conferenze dei grandi nomi presenti al Fourm (Noam Chomsky, Rigoberta Menchú, il filosofo argentino Enrique Dussel, solo per citarne alcuni). Non era facile scegliere a cosa partecipare, perché molti eventi erano realizzati in contemporanea: circa 100 seminari e conferenze, e 800 gruppi di lavoro, il tutto in 4 giorni! L’eccesso di opzioni a volte diventava un vero problema, così come l’inevitabile dispersione e perdita di tempo nello spostarsi da un luogo all’altro. Ho perso il conto dei taxi e degli autobus che ho preso, ma ricordo che questi piccoli viaggi erano sempre accompagnati dalla cordialità e dalla simpatia degli autisti e dei bigliettai, che chiedevano informazioni sul Forum e sembravano quasi dispiaciuti di non potervi partecipare a causa dei turni di lavoro.
Solo per dare un esempio della varietà dei temi trattati nei gruppi di lavoro, ne trascrivo alcuni titoli: “Imperialismo e Violenza”, “Agricoltura sostenibile: agroecologia e partecipazione popolare”, “Filosofia della Liberazione in America Latina”, “L’economia solidale e il lavoro delle donne”, “La comprensione del processo Salute/Malattia come strumento di trasformazione sociale”, “Criminalizzazione della povertà e dei movimenti sociali”, “La giustizia di fronte alla globalizzazione”, “Università, società civile e conoscenza trasformatrice”, “Architettura solidale”.
Penso che risulti chiaro come sia impossibile rispondere alla richiesta che alcuni mi hanno fatto di “scrivere qualcosa sul tema del Forum”: non c’era UN tema, ce n’erano MILLE! E d’altra parte non poteva essere diverso, perché dentro a questo grande movimento internazionale sono rappresentate realtà molto differenti fra di loro.
I 170 delegati di popolazioni indigene avevano bisogno di discutere problemi legati alla loro sopravvivenza fisica e culturale di fronte all’appiattimento/omogeneizzazione promossi dal modello economico neoliberale, ma anche farsi promotori della proposta di nuovi modelli di sviluppo legati al rispetto dell’ambiente e all’uso razionale dell’acqua e delle risorse naturali. I rappresentanti di Palestina, Israele, Colombia, Paesi Baschi e Spagna, Chiapas e Messico, erano lì per partecipare alla discussione dal titolo “Un mondo senza guerra è possibile”. I rappresentanti dei movimenti contadini erano lì per presentare la proposta del grande movimento latinoamericano della “Via Campesina”, che sta elaborando proposte concrete di uso democratico della terra a partire da esperienze vissute e anche da lotte accese contro la cultura del latifondo e lo sfruttamento intensivo delle risorse da parte delle multinazionali. Donne di tutto il mondo scambiavano fra loro e con gli uomini presenti idee su come rendere più fattiva la partecipazione femminile a tutti i livelli (sociale, politico, accademico, familiare), e su come combattere il maschilismo che opprime, lo sfruttamento che toglie dignità, la violenza che uccide.
Una cosa che mi ha molto colpita nella dinamica del Forum è stata la prossimità di tutti con tutti. Quello che voglio dire è che era assolutamente normale andare a sbattere contro qualcuno dei conferenzisti eccellenti, che camminava tranquillamente in mezzo alla moltitudine, scambiarci due chiacchiere informali, per poi magari ritrovarsi a sorpresa nello stesso gruppo di lavoro ed essere salutati con abbaracci e baci come vecchi amici. Un atteggiamento assolutamente privo di protagonismo, una prossimità fra “grandi” e “piccoli” che è difficile trovare in altri ambienti (basti pensare ai cordoni di polizia che proteggevano i 1000 “eccellenti” del Forum Economico a New York da qualunque contatto col mondo esterno). Questi personaggi illustri, che hanno partecipato al Forum Sociale con la stessa semplicità di qualunque altro partecipante, hanno capito che non si può parlare dei problemi della gente reale senza ascoltare cosa la gente reale ha da dire, all’opposto di incontri tipo il G8, in cui i ricchi decidono di risolvere i problemi dei poveri parlando fra di loro (non dimentichiamo che i rappresentanti dei paesi poveri invitati ai vari G8 sono i ricchi e i privilegiati di questi paesi).
Un’altra riflessione interessante è quella sull’informazione che è stata divulgata in Italia a rispetto del Forum; ero ospite a casa di amici che hanno la TV a cavo e l’accesso alle trasmissioni di RAI International, e così ne ho approfittato per vedere qualche telegiornale, così come quasi quotidianamente davo un’occhiata ai titoli dei giornali italiani su Internet. L’impressione che ho avuto è che le notizie a cui si dava più spazio fossero quelle marginali, come il tentativo di rapina al bancomat ad opera di banditi “travestiti” da partecipanti al Forum (vestivano jeans e zainetti!) oppure il movimento dei Senza Tetto che  ha occupato un palazzo, o ancora l’intitolazione del campeggio alla memoria di Carlo Giuliani. Tutto questo è realmente successo, ma senza dubbio non costituisce il “cuore” dell’evento.
Il cuore dell’evento di Porto Alegre sono stati i 51000 partecipanti e le centinaia di conferenzisti; il cuore è stato l’entusiasmo di tante persone che, in tutto il mondo, danno vita al Forum Sociale Mondiale, di cui l’evento di Porto Alegre costituisce appena un momento di consolidamento dell’azione e un’importante vetrina internazionale, ma la cui vitalità è garantita dai Forum continentali, regionali e nazionali che stanno sorgendo da oriente a occidente, e che riuniscono una moltitudine eterogenea di gruppi e movimenti popolari articolati in reti.
Eravamo in 51000 a Porto Alegre, ma credo che siamo milioni in tutto il mondo. Milioni di persone di tutte le razze e culture, e di differenti estrazioni sociali, che hanno capito che il nostro modello economico nasconde una trappola che fa sì che il benessere di alcuni sia raggiunto a spese dell’impoverimento o della lesione dei diritti fondamentali di altri. Questa presa di coscienza non si ferma ad una constatazione rabbiosa, come i mezzi d’informazione vorrebbero far credere, ma si traduce nell’elaborazione, scientifica e razionale, di proposte alternative, e soprattutto nell’esperienza concreta di nuovi modelli economici e politici il cui criterio di razionalità è la vita (umana, ma non solo) invece del mercato, della tecnologia, dello stato.

Chi legge portoghese, inglese, francese o spagnolo potrà trovare ulteriori informazioni e interessanti documenti, come il manifesto “Resistenza contro il neoliberalismo, il militarismo e la guerra: per la pace e la giustizia sociale”, nel sito: http://www.forumsocialmundial.org.br/.

foto: http://digilander.iol.it/prcnavile/album/poa/poa.htm
        http://www.forumsocialmundial.org.br/

 

Torna all’Indice

pagina pubblicata il 01/04/02