L'Infermiere espatriato nei Paesi in via di sviluppo: Cosmopolita critico ed illustre sconosciuto

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STRUMENTI E METODI DELLA RICERCA

Premessa

 

L'indisponibilità di testi sulla Cooperazione Sanitaria Italiana, che avessero un preciso orientamento infermieristico , è sicuramente stata la principale difficoltà incontrata nell'ambito della ricerca bibliografica. Una tale condizione di partenza ha suggerito l'utilizzo di due strumenti di rilevazione: il questionario e l'intervista, questo nel tentativo di ascoltare la voce infermieristica ed al fine di ricostruire, sulla base dei dati disponibili, il profilo dell'infermiere cooperante o volontario; evidenziandone le motivazioni che spingono verso questo ambito dell'assistenza infermieristica, nonché le competenze richieste a questa specifica figura professionale. Per la distribuzione del questionario si è tentato, attraverso i canali ufficiali (Ministero degli Affari Esteri-MAE e Organizzazioni non governative-Ong), di ottenere l'elenco degli infermieri italiani che, almeno negli ultimi tre anni, fossero stati impegnati nei Pvs. Purtroppo, per effetto della Legge 675/96, circa la tutela delle persone e degli altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali, il tentativo citato è stato vano. In un secondo momento però, proprio grazie alla profìcua collaborazione di alcuni enti specifici e di circa trenta infermieri con esperienza di cooperazione sanitaria italiana, è stato possibile ottenere dati importanti ai fini della ricerca. Gli infermieri, unità elementari della cui collaborazione l'indagine descrittiva, di tipo qualitativa, si è avvalsa non sono riconducibili ad una popolazione ideale, piuttosto essi sono rappresentativi di una popolazione raggiungibile e, pertanto, i risultati della ricerca non sono al momento generalizzabili. D'altro canto, attualmente non esiste alcuna stima ufficiale del fenomeno, ossia non vi sono dati statistici circa il numero degli infermieri espatriati nei P.V.S. A fronte della pressoché totale assenza di dati, è chiaro che questa ricerca si pone quale primo tassello di un mosaico, ben più ampio e articolato, non ancora ricostruito. La scelta degli enti e delle persone, con cui collaborare per l'individuazione del "ruolo dell'infermiere nella cooperazione sanitaria italiana", si è fondata su un nucleo di criteri selettivi:

l-Esclusione delle Organizzazioni Non Governative (ONG) non riconosciute dal Ministero degli Affari Esteri (MAE); Tale scelta è stata dettata dall'evidente disuguaglianza, quantitativa e qualitativa, di notizie (riportate nelle schede informative e relative all'ente cui si riferiscono) (6) che si evince dalla comparazione tra le schede relative alle Ong idonee secondo il MAE e quelle relative alle Ong prive di tale idoneità. Infatti, le schede informative di queste ultime sono meno ricche e "trasparenti", dunque difficilmente valutabili in termini di pertinenza rispetto allo scopo della ricerca. Inoltre, il riconoscimento da parte del MAE è senza dubbio un fattore accreditante per gli enti che lo ricevono e di riflesso per qualsiasi ricerca che a loro fa riferimento.

l-Esclusione delle ONG che richiedono al candidato un orientamento religioso; Tale criterio di esclusione ha avuto il solo scopo di far prevalere gli aspetti professionali su quelli religiosi. Pur riconoscendo ad ogni individuo i suoi principi ispiratori, si ritiene che l'appartenenza religiosa, quando diventa criterio di esclusione o inclusione, può essere deviante rispetto agli scopi originali della cooperazione sanitaria. Un atto di cooperazione sanitaria, inteso come operare con i fruitori dell'aiuto per raggiungere e promuovere un buon livello di salute, richiede dei requisiti ed un orientamento specifici (competenza, sensibilità e rispetto per l'ambiente in cui si opera) e prescinde ogni orientamento fideistico (sempre che non si voglia fare della cooperazione sanitaria uno strumento di proselitismo religioso). 3-Esclusione delle ONG che non richiedono la collaborazione infermieristica; Chiaramente tale criterio era legato alla finalità della stessa ricerca, pertanto è apparso ovvio che laddove, tra i profili professionali maggiormente richiesti, non vi era un'esplicita menzione della figura infermieristica, non sarebbero stati disponibili informazioni pertinenti all'argomento in questione. Ad ogni modo, come in tutti i casi m cui si adottano delle regole, anche qui sono state fatte alcune eccezioni che hanno visto sia l'inclusione di due enti con orientamento religioso (Caritas e Focsiv), sia di quattro ONG prive dell'idoneità rilasciata dal M.A.E. (Msf, Emercency, Cespi e C.R.I.)

 

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3 Durante la ricerca bibliografica dal sistema OPAC è emerso che, nelle ventuno biblioteche universitarie di Firenze, esiste un solo testo sulla cooperazione sanitaria italiana, tra l'altro, scritto in inglese. Il testo parla quasi esclusivamente degli aspetti clinici e riabilitativi della hanseniasi.

4 Quaranta Organizzazioni non governative, l'Ufficio Tecnico Centrale della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, istituito presso il MAE, il Centro Studi delle Professioni Infermieristiche (CESPI), la Croce Rossa Italiana Ispettorato Infermiere Volontarie-Firenze ed il Servizio Orientamento Cooperazione Intemazionale.

5 Nel corso della ricerca è stato richiesto, sia al Ministero degli Affari esteri, sia alle Ong coinvolte nell'indagine, una stima degli infermieri che hanno partecipato, nell'ultimo triennio, alla stesura e/o alla realizzazione dei progetti di cooperazione sanitaria italiana. Le fonti interpellate hanno confermato l'inesistenza di stime e/o dati statistici ufficiali circa tale questione. Cfr. AA. W., Guida alla cooperazione e al volontariato internazionale, Asal, Milano, 1996.

6 Cfr. AA. VV., Guida alla cooperazione ed al volontariato internazionale, Asal, Milano, 1996

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