L'Infermiere espatriato nei Paesi in via di sviluppo: Cosmopolita critico ed illustre sconosciuto

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RISULTATI DELLA RICERCA

 

L'intervento infermieristico nell'emergenza

Carestie, terremoti, mondazioni, conflitti armati, e tutte quelle situazioni che determinano rapidi ed imprevedibili movimenti di popolazione costituiscono il nucleo dell'emergenza umanitaria. Senza dubbio questo è un ambito d'intervento infermieristico che richiede particolari abilità, esperienze e conoscenze. In circostanze del genere, gli aspetti logistici è la capacità di offrire risposte immediate ed appropriate rappresentano il nucleo essenziale di un'azione finalizzata al salvataggio del maggior numero possibile di vite umane. In situazioni del genere, un infermiere articola il suo intervento nei seguenti ambiti:

• organizza tutti gli aspetti assistenziali

• recluta gli infermieri locali presenti tra i rifugiati

• organizza il lavoro ospedaliere in collaborazione con il legista

• valuta il carico di lavoro ed organizza i turni con gli infermieri locali

• organizza un triage

• in collaborazione con il medico installa un sistema di sorveglianza Come tristemente noto, orami da tempo i conflitti di ogni genere sono sempre più rappresentativi degli interventi infermieristici di emergenza e comportano un numero crescente di rischi, sia per la popolazione colpita, sia per il personale sanitario coinvolto in tali circostanze: "Mi ritengo coraggiosa, se non mi piego a credere alle numerose minacce, scritte ed a voce, o se continuo a dare fiducia a qualcuno che, dicono, passeggia per il centro nutrizionale con una granata in borsa (...) Anche se esteriormente potrò sembrare immutata, una parte di me non sarà più la stessa: perché non è stato in un film che ho visto uomini fregarsene degli altri e, senza tanto scomparsi, uomini uccidere altri uomini". (22) Non è raro che, in situazioni già drammatiche, un infermiere espatriato debba affrontare contesti del genere ed essere testimone di complicazioni e/o scelte di dubbio gusto: "In quei tempi, purtroppo, assistemmo alle buffonate dei soldati italiani a Mogadiscio" (23) In molte occasioni, inoltre, il personale sanitario espatriato nei Pvs deve addirittura affrontare il disagio di essere italiano: "Ci si trova spesso a cercare di rimediare ai danni provocati dall'esplosione di mine di fabbricazione italiana e magari c'è qualcuno che te lo fa notare e non solo tra il personale sanitario. Ti guardano con occhi penetranti ed in quel momento ti senti in crisi per tutto ciò che quello sguardo significa e la tua immagine, quella che ti costruisci dentro di te, vacilla come quella dei rapporti con le autorità locali".(24)

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22 A. i., "Zaire, Burundi, Afganistan, Ruanda", in Supplemento al bollettino Medici Senza Frontiere, 3/97.

23 Intervista a S. & G. V.

24 L. C., "Medici nella guerra", in Panorama della Sanità, 35/98