L'Infermiere espatriato nei Paesi in via di sviluppo: Cosmopolita critico ed illustre sconosciuto

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RISULTATI DELLA RICERCA

 

La dimensione dell'autonomia professionale

La sostanziale differenza tra il livello di autonomia professionale degli infermieri impegnati nel territorio italiano e quelli operanti nei Pvs, è un altro dato di notevole interesse, senza dubbio degno di citazione: "Dopo circa due mesi mi sono trasferito in un altro centro di salute, dove ero l'unico referente sanitario per una popolazione di 40.000 abitanti (...) dunque spettava a me l'analisi e la valutazione prognostica e diagnostica (...) In questo frangente avevo anche un referente medico, ma lo vedevo una volta ogni due mesi per fare il punto della situazione".(25)   Una tale autonomia professionale, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, non è determinato esclusivamente dalla situazione precaria e dalla mancanza di personale, strutture e tecnologie sanitarie, "bensì è frutto di una maggiore percezione di sé e del proprio ruolo...e una questione di spirito più che di necessità ",(26) Agli stessi infermieri che hanno raccontato la loro esperienza è stato chiesto come sia giustificabile, a fronte di una tale operatività professionale, la pressoché inesistenza di riferimenti bibliografici sulle attività infermieristiche di cooperazione sanitaria italiana: "// rapporto di estrema dipendenza che, in Italia, caratterizza la relazione professionale tra medico ed infermiere è uno dei possibili motivi (...) Quando essi si trovano a lavorare in un contesto in cui si è chiamati ad un intervento più ampio è molto probabile sentirsi fuori ruolo, poco qualificati e frustrati (...) Forse nasce proprio da qui la tendenza a non raccontare, a non scrivere di sé e della propria esperienza (27) "Gli infermieri, storicamente e culturalmente, sono stati sempre un po' pigri, in quanto a comunicazione (...) l'infermiere, nel periodo in cui è impegnato in missione, non ha grandi opportunità per riflettere...lavora e basta''. (28) Nessuno dei suddetti motivi può essere considerato l'unico fattore determinante, bensì è l'insieme di queste e di altre condizioni che fa dell'intervento infermieristico di cooperazione sanitaria un'esperienza, spesso, priva del suo elemento essenziale, ossia una riflessione personale e condivisa che possa fungere da futura guida. In conclusione ed in conformità con quanto affermato dagli infermieri espatriati nei P.V.S., possiamo affermare che le notevoli e sostanziali differenze, tanto nell'interpretazione quanto nell'esercizio della professione infermieristica, rilevabili dalla comparazione di ciò che avviene nel panorama nazionale e ciò che caratterizza, invece, l'intervento infermieristico di cooperazione sanitaria italiana, fanno del rimpatrio in Italia uno dei momenti più traumatici per l'infermiere cooperante e/o volontario: " E' veramente molto duro riadattarsi ad un mansionario, alla routine ospedaliera, ma soprattutto lavorare senza un progetto comune da realizzarsi, senza un obiettivo specifico". (Monica O.) "All'estero impari un 'altra lingua, quella umana, e purtroppo al rientro scopri che pochi infermieri parlano una seconda lingua". (Claudio) "Mi piacereb-be far comprendere a chi sta ai vertici dell 'azienda che non sono un 'infermiera deprofessionalizzata ". (Monica C.) '7/ mancato riconoscimento delle capacità acquisite e la contrazione drastica dell'autonomia e delle responsabilità professionali, sono tutte condizioni che hanno inciso pesantemente sul mio reinserimento sociale e professionale". (Federico). Sembra lecito dunque affermare che chi vive un'esperienza del genere è anche consapevole e disposto ad affrontare un certo disagio nel rientro in Italia, in virtù del quale, ad esso è offerta la possibilità di porsi nuovi quesiti ed acquisire nuove conoscenze, sia rispetto alla realtà italiana, sia rispetto al proprio vissuto di cooperazione. Del resto la difficoltà del rientro si evince anche osservando l'attuale attività svolta dalla maggior parte degli infermieri. In pratica soltanto il 25% di essi ha ripreso la loro precedente attività ospedaliera, mentre il restante 75% ha scelto altri ambiti sanitari (Figura 4).

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25 Cfr. intervista a L. D. R: un infermiere professionale attualmente impegnato come programmatore e revisore di progetti di cooperazione sanitaria presso una Ong ad indirizzo sanitario: Amici Italiani di Raoul Follereau.

26 Ibidem

27 Ibidem

28 Cfr. intervista a V. & G. L.