L'Infermiere espatriato nei Paesi in via di sviluppo:
Cosmopolita critico ed illustre sconosciuto
A cura di Mariano De Mattia (1)
INTRODUZIONE
STRUMENTI E METODI DELLA RICERCA
RISULTATI DELLA RICERCA
INTRODUZIONE
Nonostante l'ingresso in Europa,
avvento del nuovo millennio e l'evoluzione dei percorsi formativi e professionali, nel
dibattito infermieristico, la cooperazione sanitaria(1 BIS)rappresenta
ancora oggi un argomento marginale. Eppure, proprio in questo specifico ambito,
l'intensità dell'atto assistenziale si esprime con tutto il suo carico di
responsabilità; infatti, l'infermiere che si occupa di cooperazione
sanitaria'
presta la sua opera inserendosi in un paesaggio umanitario schiacciato
dall'atavica disuguaglianza tra Sud e Nord del mondo, li dove la storia
del colonialismo, ufficialmente esauritasi, sopravvive in forme latenti, meno
eclatant!,
ma ugualmente rilevanti dal punto di vista etico. Ecco allora che l'assistenza
infermieristica acquisisce in quest'ambito uno spessore morale del tutto
particolare. E' esattamente in tale ambito che l'infermiere cooperante o
volontario(2),
nell'ottica del lavoro d'equipe e non in splendida solitudine, è chiamato
istante per istante ad assumersi delle responsabilità ed a prendere delle
decisioni che spesso hanno conseguenze vitali ed immediate, decisioni da non
prendere, come non raramente accade, riferendosi ad una gerarchizzazione dei bisogni umani, fondata su presupposti del tutto soggettivi, che
finisce con l'occidentalizzare paesi e popolazioni cui sono imposti valori e
priorità magari a loro estranei; quasi a conferma di quello che è stato
individuato come pregiudizio eurocentrico, secondo il quale le altre
culture sono preculture, inculture o culture abusive.
Proprio al fine di scongiurare questo grosso pericolo, l'infermiere cooperante o
volontario è invitato a porre una costante e quotidiana attenzione all'interpretazione
delle realtà locali. La ricerca sul contributo e sul ruolo che gli infermieri
hanno avuto e tuttora hanno nella cooperazione sanitaria italiana è stata
sostenuta e motivata dall'ipotesi che essa possa rappresentare una possibilità
per individuare le peculiarità di un ambito infermieristico tanto particolare
quanto ignorato, nonché quella di offrire nuove ed originali conoscenze, sulla
cooperazione sanitaria italiana, alla collettività infermieristica e sanitaria
nel suo insieme. Esercitare la professione infermieristica, in un cosi singolare
ambito, è una scelta che in molti casi richiede l'espatrio in paesi dove l'uomo,
per conflitti di varia natura ed origine, vive quotidianamente in situazioni di
particolare disagio. Scegliere di lavorare in un tale ambito significa, nella
maggioranza dei casi, essere animati dal desiderio di un impegno non solo
sociale, ma anche politico. L'uso del termine impegno politico
(apartitico) si riferisce unicamente alla sua accezione etimologica e si traduce
nell'interesse, attivo, per il benessere di tutti, nessuno escluso. Se è vero
che l'infermiere, in quanto promotore della salute, nutre un sincero e
professionale interesse per il benessere del cittadino (sia esso codificato, da
un punto di vista storico, come utente, paziente o cliente) e che il cittadino,
in quanto essere umano, rappresenta da sempre il soggetto dell'assistenza, è
altrettanto vera ed innegabile la valenza politica della professione
infermieristica. D'altro canto la carenza bibliografica sul tema spinge
inevitabilmente a chiedersi perché l'infermiere cooperante o volontario rimanga
un'entità
estranea all'infermieristica italiana ed internazionale, come se la rilevanza
numerica fosse l'unico criterio portante per la classificazione
degli ambiti d'intervento infermieristico. Per effetto di tali carenze, sin dalle
primissime
fasi della ricerca infermieristica, è emersa la palese difficoltà di ottenere
dati sufficientemente esaustivi ed esplicativi del fenomeno indagato. Tuttavia,
gli innegabili e molteplici ostacoli posti allo studio non hanno funto da deterrenti,
bensì hanno suggerito una ricerca ancor più approfondita, una ricerca che null'altro anelava se
non portare alla luce quell'enorme scenario di dati ed informazioni, ma
soprattutto di esperienze e vissuti, per troppo tempo oscurato da un fìtto
disinteresse generale. Senza dubbio, la sproporzione tra il servizio prestato
dagli infermieri impegnati nei Pvs
ed il contributo letterario infermieristico riferito a
tal esperienza, è un dato che merita tutta la nostra attenzione e suggerisce la
necessita di un'attenta riflessione infermieristica, capace di guardare con
occhio autocritico alle attitudini del "passato", sulle modalità operative e
sull'utilità di tradurre, in documenti e letteratura scientifica, i vissuti e le
esperienze infermieristiche (professionali, sociali ed umane) che si sono e si
stanno determinando nel contesto della Cooperazione Sanitaria Italiana. Questo
poiché, sino ad oggi, in pratica è come se gli infermieri cooperanti o volontari abbiano
scelto di tacere, di lasciarsi al di fuori di quest'esperienza. Si è trattato,
poi, di una scelta o di un'impossibilità?
_________________________________________________________________
1 Cfr. De Mattia M., Il ruolo dell'Infermiere nella cooperazione sanitaria italiana, Tesi di Diploma Univeristario di Infermiere, Università degli Studi di Firenze, a.a. 1997/98
1BIS Per cooperazione si intende l'atto,
l'effetto del cooperare, l'operare insieme con altri per il raggiungimento di
un fìne
comune. Nel contesto intemazionale, la
cooperazione si sostanzia nell'insieme delle operazioni di aiuto, a
favore dei cosiddetti Paesi in via di sviluppo o poveri (talvolta detti
sottosviluppati),
sostenute e promosse dai paesi ricchi ed
industrializzati.
2 Per ulteriori informazioni sul
profilo e le
condizioni contrattuali degli infermieri espatriati, si veda "11 profilo e le condizioni
contrattuali del personale espatriato" in De Mattia., M Il ruolo
dell'infermiere nella cooperazione sanitaria italiana. Tesi
di Diploma Universitario di Infermiere, Università degli Studi di Firenze,
a.a.
1997/98.