BOTTA E RISPOSTA


Luca Littarru

Ci scrive una mail Roberta, collega che segue Infermieri Eretici. Ci scrive e ci invia l'articolo di Massimo Gramellini. 
Lo leggiamo. Lo rileggiamo. 
Se fosse stato un documento cartaceo l'avremmo stracciato... fortunatamente, stracciare il video è più difficile....
Ci dormo sopra. E poi gli rispondo...
Passano alcuni giorni, e Massimo Gramellini ci scrive. Si scusa...

Nell'attesa della sua redenzione, pubblichiamo questo botta e risposta.

 

Il camice dell'affarista


(12 giugno 2001)

Per chi ha fede, morire è un buon affare. Dispiace che lo sia anche per qualcuno di quelli che restano giù. La Becchinopoli torinese racconta il declino di uno dei mestieri più amati dai bambini e svergognati dagli adulti: l’infermiere. Il sistema sanitario ha fatto di tutto per abbrutire la categoria, offrendo stipendi ridicoli in cambio di una certa elasticità nei controlli, che consente a molti di arrotondare in nero con l’assistenza a domicilio di quei malati che preferiscono curarsi in casa e che dopo questa storia lo preferiranno sempre di più. Troppo comodo, però, dare ogni colpa alle leggi.

Quando si legge di tangenti milionarie per appaltare alle pompe funebri un cadavere ancora caldo e di notti di sesso consumate nelle camere mortuarie (eros e thanatos, mistura antica), è difficile non provare disgusto per chi affronta una mansione sacra come la cura del dolore con il cinismo e la bramosia consumistica che siamo soliti associare ad altri lavori.

Ogni professione ha un codice etico, ma a chi fatica a stretto contatto col mistero della vita è giusto richiedere qualcosa di più e di difficilmente monetizzabile: una vocazione. Nessuno pretende che prenda i voti, ma o l’infermiere si sente un po’ crocerossina oppure è meglio che vada a friggere hamburger: si angoscerà di meno e farà l’amore in luoghi più caldi.

 

La nostra replica all'articolo

Egregio Dott. Gramellini,

ho letto questa mattina il suo articolo sugli infermieri intitolato "Il

camice dell'affarista", 12 Giugno 200. Indignato per ciò che scriveva

(anche io sono un infermiere professionale) ho iniziato una discussione

sul nostro forum. Non le ho scritto subito perchè altrimenti, onestamente,

l'avrei insultata. Smontavo da una notte faticosissima, passata ad ascoltare

i deliri ed i fantasmi degli ospiti della comunità dove lavoro. Ora sono

meno stanco e più lucido.

Ho appreso dal nostro forum (www.nursesarea.it/bacheca) che alcuni

colleghi le hanno scritto, come auspicavo. Ho letto anche la sua lettera di scuse.

Questo mi fa piacere. Però proprio perchè Lei è un professionista serio,

proprio perchè Lei scrive su un quotidiano importante, non può mettersi

a scrivere di stupri, di notti hard, di lobby funebri eccetera alle 10 di sera

e pretendere che gli infermieri non si incazzino quando li addita come

responsabili. Provi a scambiare i panni, forse capirà. Io non sono un

giornalista, non ho la sua fama ne il suo denaro: però prima di mettermi

a scrivere di cose che non so ci penserei ugualmente due volte. E se

friggessi hamburger, mi creda, forse guadagnerei qualche soldo in più, avrei meno

responsabilità e passerei le notti e i fine settiamana a coltivare la

mia vita, anzichè stare a fare un lavoro che io amo, ma che anche a causa di

articoli come il suo e dei suoi colleghi non ha ancora, agli occhi della

gente, la dignità sociale e professionale che merita.

La invito a scrivere una lettera di scuse che sarò lieto di pubblicare

sulla nostra rivista elettronica "Infermieri Eretici".

La ringrazio per l'attenzione

Cordialmente

Luca Littarru, Infermiere professionale.

 

 

Ecco la risposta...

 

Caro signor Littarru,

rispondo volentieri al suo invito e le invio una lettera di stra-scuse per

tutti gli infermieri professionali che si siano sentiti offesi dalle mie

osservazioni, scritte a caldo, sull'onda dell'indignazione per la faccenda

delle tangenti nelle camere mortuarie.

Non intendevo ovviamente generalizzare, accusando tutti gli infermieri di

assomigliare a quei loro simil-colleghi fetentoni. Di quel pezzo rimangono

validi, credo, la denuncia dei vostri stipendi da fame e la necessità, per

chi intraprende un mestiere così delicato, di essere mosso da impulsi più

profondi di quelli che motivano - chessò un avvocato, un droghiere o (ebbene

sì) un giornalista. Lo so che quest'ultima frase non vi convincerà, ma io

penso veramente che l'infermiere sia una missione. Che (aggiungo) andrebbe

lautamente ricompensata, mentre invece vi pagano come i friggitori di hamburger.

Ancora scusa e spero di riscattarmi presto.

Massimo Gramellini

 

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Pagina pubblicata il 01/07/01