Agnoletto spacciatore di droga

di Lorenzo Marvelli

 

Ricevo notizia dell’ indagine della Magistratura nei confronti di Vittorio Agnoletto ed alcuni suoi collaboratori.
Il Dottor Agnoletto, responsabile scientifico della Lega Italiana per la lotta all’AIDS (LILA), avrebbe secondo l’ipotesi degli inquirenti, istigato all’uso di stupefacenti mediante la diffusione di un opuscolo informativo curato appunto dalla LILA.
Non è un caso che l’avviso di garanzia si sia realizzato in un momento storico come questo.
Lo smantellamento dei SERT con passaggio di funzioni ai privati ed, in definitiva, la lotta alle politiche di riduzione del danno, è quanto il governo di Berlusconi e Fini, pone come obiettivo principale in materia di tossicodipendenze, benedetti dalle esperte mani dei mercanti di certo no-profit che, talebani del proibizionismo, non si accontentano di avere un ruolo riconosciuto nella galassia plurale dei soggetti che si confrontano per arrivare a soluzioni possibili; costoro, i talebani dell’astinenza a tutti i costi, convinti predicatori del "Metadonepercaritàdiddio", scesi in campo a "spacciare" certezze e rigore, pretendono di essere i soli ad occuparsi del problema e rivendicano la titolarità dell’appalto.
Chiaro!
Non solo scuola-azienda, ospedale-azienda e poi concorrenze, mercati e bilanci, ora anche comunità-azienda con operatori incravattati che illustrano trend "tossico-economici" su diapositive fino all’applauso della platea tutta dopo la dimostrazione scientifica che di droga non si muore...
Di droga ci si guadagna!
Penso alla comunità-azienda ed ai suoi ospiti (utenti, clienti, avventori?) strappati ad una disperata esistenza e consegnati alla produzione di tavoli e sedie, pellicce ed ortaggi, cavalli di razza e maiali da macello.
La religione del lavoro, il culto dell’operosità come unica soluzione di un pensiero unico che è il vero antidoto al blaterare "psicologista" permissivo e complesso di quegli addetti ai lavori poco mercanti e per nulla rigorosi e, diciamoci la verità, un po’ comunisti.
Rigore, disciplina, lavoro, azienda in luogo di progetto, proposta, ascolto, riduzione del danno, prevenzione.
Astinenza forzata piuttosto che somministrazione controllata dei farmaci, cura del dolore.
Sofferenza e sacrificio piuttosto che adesione maturata per tempo, volontà realizzata di emancipazione.
E chi non ci sta, chi non è d’accordo, chi si ribella  alla teoria unica della "Tossi-economia"?
In un mondo globale ove si globalizzano mercati e non diritti, il diritto alla salute diviene privilegio, esclusione: le nuove società di mercato non si fanno necessariamente carico di tutti.
E’ vero: quanto sa di veterocomunismo il "diamotuttoatutti"!
Poco importa alle botteghe nostrane della salute se l’Europa prende un’altra strada: chi ci governa è sordo alle esperienze altrui, alla Spagna di Aznar che sperimenta soluzioni nuove come la distribuzione controllata di farmaci morfinosimili, o all’Olanda che ha visto diminuire  sensibilmente il numero di sieropositivi grazie a politiche di riduzione del danno.
Lo stesso Pino Arlacchi non può più sostenere con quella fastidiosa sicurezza che lo contraddistingueva, il piano della sua Agenzia Internazionale che ha perso tempo e denari perseguendo l’obiettivo unico delle distruzione delle colture afghane di oppio ma riempiendo in realtà le tasche di bugiardi governatori e Mullah dai turbanti neri.
Il Signor Arlacchi oggi sa che i quantitativi di eroina immessi sul mercato non hanno subito variazioni e, di conseguenza, non si è registrata nessuna contrazione della domanda di droga.
Ho prestato servizio volontario presso una Comunità di recupero abruzzese per cinque anni e qui ho organizzato un laboratorio teatrale e poi un luogo di informazione culturale con una sala di lettura quotidiani convinto nell’efficacia di questa strana terapia.
Pur non arrivando a nessuna conclusione scientifica, posso dire di essere venuto a contatto col terribile mondo della tossicodipendenza scoprendo, più che certezze, una molteplicità di risposte possibili.
Il Dottor Agnoletto e la LILA, "plurali" come me, avranno ora la necessità di dimostrare ai magistrati che non hanno inteso, con il loro operato, fare gli interessi delle multinazionali della droga né tanto meno hanno spinto sulla strada ragazzi e ragazze.
Auguri!

 

Pagina pubblicata il 31/12 /01

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